Il 2017 sarà ricordato come un anno speciale. 365 giorni unici per il 450° anniversario dalla nascita di Claudio Monteverdi, compositore conosciuto come il padre del melodramma e protagonista del passaggio dalla musica rinascimentale a quella barocca.

Il Caterina Ensemble per celebrare l’anniversario, nel corso dell’anno si è impegnato nello studio di vari mottetti composti da Monteverdi e in particolare della messa a 4 voci del 1651 (postuma), eseguita in più occasioni e che verrà riproposta, assieme ad altri mottetti, il 26 dicembre prossimo a Venezia nella Basilica dei Frari, dove riposano le spoglie del celebre compositore.

La Messa a 4 voci da cappella di Claudio Monteverdi rappresenta una delle opere più perfette create dal genio del maestro cremonese. Fu pubblicata postuma dall’editore Alessandro Vincenti di Venezia nel 1651: «Queste sacre reliquie dell’opere dell’Eccellentissimo Monteverde, che non senza miracolo doppo la morte di lui mi toccò pietosamente raccogliere, vengono hora pubblicate da me per sodisfare alla comun divotione». Ciò che colpisce della composizione, al di là della ricchezza musicale e della modernità di scrittura per molti aspetti già barocca, è la stretta connessione esistente tra musica e testo, sempre imprescindibili l’una dall’altro, a maggior ragione in un autore che aveva fatto della parola il centro del proprio lavoro compositivo, particolarmente in ambito madrigalistico.

Monteverdi alterna, come è uso all’interno della sua produzione religiosa, le maniere compositive dello stile antico con le formule più innovative della seconda pratica, secondo una molteplicità stilistica tipica del primo Seicento. I precetti di Pietro Ponzio sulla maniera di comporre messe e salmi (Ragionamento di musica, Parma, 1588) sono applicati fedelmente da Monteverdi e la condotta polifonica è ammirevole per chiarezza e per la cantabilità delle voci. La Messa si svolge entro saldi principi costruttivi in una costante unità formale grazie all’impiego di uno spunto melodico e armonico su cui tutte le sezioni si modellano: un tetracordo discendente, da cui deriva – sotto forma di ornata amplificazione sonora melodica – una progressione, anch’essa discendente. Tali due spunti melodici si alternano con rigorosa fedeltà agli insegnamenti, di molti decenni precedenti, di Ponzio. La musica sembra continuamente sospesa tra antico e moderno, tra rimembranze rinascimentali e le conquiste tecniche ed espressive del nuovo linguaggio barocco. La Messa dà modo di apprezzare la personalità ed il magistero del Monteverdi maturo: fin dalla gioventù, attraverso la prassi esecutiva e compositiva presso la cappella musicale della cattedrale di Cremona, aveva avuto modo di impossessarsi della solida tradizione polifonica fiamminga, il cui campione indiscusso dovette essere proprio Orlando di Lasso.