primavera2019
In questa primavera CaterinaEnsemble si sta dedicando allo studio di due opere meravigliose ed emblematiche nello stesso tempo: la Cantata BWV 106 di Johann Sebastian Bach, soprannominata Actus tragicus ed il Miserere di Francesco Durante. Non sono molti gli elementi che possono accumunare questi compositori se non, forse, alcuni dati biografici: un solo anno di differenza, Durante del 1684 e Bach del 1685, la relativa stanzialità del loro operare, Durante principalmente a Napoli con brevi incursioni a Roma, Palermo e Bari e Bach nella Turingia diviso tra Weimar, Cöthen e Lipsia ed infine l’essere stati entrambi due riconosciuti e stimati insegnanti.
Ma ben altre similitudini potrebbero essere scoperte nel loro mondo interiore di fede cattolica di uno ed evangelica dell’altro. Actus tragicus e Misere indagano proprio quest’aspetto.La Cantata 106 è stata scritta da un Bach di appena 22 anni ed anche se la committenza non è del tutto certa, è chiaro come la meditazione sulla morte fosse già presente nella musica di Bach. Ma in che misura Bach condivise l’opprimente terrore della morte che provava Lutero? Non ci è dato di sapere se non indagando nella sua musica. Molti dei suoi lavori successivi affrontarono lo stesso soggetto (basti pensare alle due Passioni) come contrapposizione tra un mondo di tribolazioni e la speranza della redenzione ma in nessuno Bach ci riesce con la serenità che è presente nell’Actus tragicus. Dopo la Sonatina iniziale, uno struggente brano strumentale in cui le dissonanze dei due flauti dolci e delle due viole segnano una vertigine nuova, il coro entra con gioia serena cantando “Il tempo di Dio è il miglior tempo”. Gli interventi solistici ripercorrono la dicotomia tra morte e resurrezione in Cristo fino ad arrivare a quel momento commovente e misterioso quando il canto del soprano solista “Vieni Signore Gesù” rinuncia ad ogni sostegno strumentale per procedere solo sopra un abisso, finendo in maniera quasi interrotta da un lungo silenzio che contempla il mistero.E profonda consolazione è presente anche nella musica di Durante, nel suo Miserere. Scritto un anno prima della morte e destinato alla liturgia nella Cattedrale di san Nicola a Bari, è una sorta di mottetto in cui il coro ha un ruolo di primo piano limitando al minimo gli interventi solistici e relegando l’impiego strumentale al solo basso continuo. Compìta meditazione, vivace invocazione, serena narrazione, si alternano naturalmente nel procedere del Salmo. Durante usa tutti gli artifici della sua epoca per esaltare con mezzi efficaci il pregnante testo biblico. Ed ecco allora il sapiente uso delle dissonanze, del declamato omoritmico, di movimenti melodici caratterizzanti (ad esempio il frequente l’uso della scala napoletana), il fugato…. tutti espedienti compositivi messi al servizio di un “teatro sacro” in cui il testo prende forma nella sua narrazione e le immagini compaiono vivide una dopo l’altra.
Due opere meravigliose che siamo onorati di poter toccare da così vicino. Da non perdere!
Alessandro Kirschner
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